“Ti auguro di vivere in tempi interessanti” (maledizione cinese)
Una partita a scacchi, giocata nello spazio angusto della propria cella di detenzione, deflagra in una miriade di schegge emotive, tessere di un mosaico che ricompongono lo scenario dell’ultimo periodo di attività delle Brigate Rosse, l’ultimo colpo di coda di una controversa rivoluzione manipolata fin dagli esordi.
Luigi Reattino, un uomo piccolo, stritolato dagli ingranaggi combinati di eventi contemporanei, come la visita di Lech Walęsa in Italia nei giorni successivi al colpo di Stato in Polonia o il rapimento del Generale Dozier, comandante in capo delle forze Nato di stanza nel Mediterraneo, viene arrestato e detenuto in isolamento poiché sospettato di essere il “Grande Vecchio”, l’orditore occulto della strategia della tensione.
Nella sua cella, in attesa di un giudizio che sarà tremendo perché inferto prima di tutto verso sé stesso, riesce a concepire una partita a scacchi in solitaria, dove di volta in volta è costretto a mettersi nei panni del suo avversario e a dover quindi confondere i confini della propria personalità con domande trabocchetto e attraverso dialoghi tesi, appassionati ed emotivamente struggenti.
Mentre la vicenda intima del protagonista e del suo inquisitore si dipana, si susseguono immagini di quella che è stata la storia occulta del Paese a cavallo tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80. Il tramonto dell’ideologia e l’avvento dell’edonismo che ha improvvisamente mutato, come un virus imbattibile, le esistenze di uomini e donne che vedono finalmente materializzarsi l’uscita da un periodo di tensioni ormai logore.
Con i goal di Pablito ai mondiali di Spagna, gli italiani seppelliscono definitivamente il bianco e nero della narrazione televisiva fatta di contrapposizioni aspre e reali, e cominciano a sognare a colori attraverso gli schermi delle tv commerciali o sulla musica pop, vera colonna sonora della nuova etica easy going.
Ma nelle maglie della Storia grande che tutto travolge, rimangono impigliati frammenti di vite che
meritano di essere raccontate perché, come vetri rotti, rappresentano la lente sporca attraverso la quale scorgere i segreti che non si possono raccontare, come le torture di stato o gli intrecci tra i servizi e le cellule combattenti.
DALL’ ULTIMO ROMANZO DI NICOLA MARIUCCINI “AVRAI VENT’ANNI TUTTA LA VITA”, UN’ORA DI TENSIONE E APPASSIONATA RICOSTRUZIONE STORICA IN CUI, INTORNO AD UNA SCACCHIERA, SI DA VITA AL DIALOGO ALLUCINATO DI UN DETENUTO POLITICO CON SÉ STESSO, EVOCANDO RICORDI CHE, APPENA NOMINATI DIVENTANO IMMAGINI, SUONI E FRAMMENTI DI REPERTORIO DEL PERIODO DI PASSAGGIO PIÙ MOVIMENTATO E CONTROVERSO DELLA RECENTE STORIA ITALIANA.
- Regia
- Francesco Bolo Rossini
- Informazioni
- dal romanzo di Nicola Mariuccini (ed.Castelvecchi) Regia di Con: Thomas Trabacchi, Francesco Bolo Rossini, Daphne Morelli. e la partecipazione amichevole di Fabrizio Gifuni Collaborazione alla regia e drammaturgia : Samuele Chiovoloni Musiche e suoni: Nicola Frattegiani Elaborazione video: Dromo Studio Costumi: Agustina Castellani INGRESSO LIBERO